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PERFORMANCE live electronics

Con il termine improvvisazione musicale definiamo una performance dove l’esecutore (performer) crea una composizione musicale all’istante cioè estemporaneamente produce tutti gli elementi che gli permettono di plasmare un percorso sonoro-formale in grado di coinvolgere emotivamente una platea di ascoltatori.

Le mie composizioni per live electronics basate sull’improvvisazione prevedono una fase di creazione-scrittura dove vengono definiti tutti gli elementi che costituiscono la performance: l’idea, gli strumenti, la partitura.

Il performer utilizza come supporto per l’improvvisazione una partitura schematica di tipo formale-strutturale, sulla quale vengono riportate (su uno schema che segue un ordine temporale) le varie scene-strumentali. Ogni scena-strumentale (caratterizzata da una propria scena-sonora) a sua volta è formata da due o più strumenti (ogni strumento è costituito da un algoritmo di creazione ed elaborazione sonora e da un controller hardware che lo pilota) che generano suoni ed eventi sonori con cui viene creato e portato avanti il discorso sonoro-musicale.

L’esecutore quindi tenendo conto delle caratteristiche sonore di ogni scena-strumentale e dal titolo che racchiude l’idea (ed i concetti base) della composizione, crea la sua performance che si rinnova ogni volta (vedi testo riportato sotto, dove vengono individuati alcuni elementi che influenzano l’improvvisazione) pur mantenendo alcuni elementi invariati.  

L’ascolto della musica è, oggi, illimitato, sia nello spazio, sia nel tempo: sono a portata di mano tutte le infinite ramificazioni stilistiche dell’evoluzione storica delle culture musicali, il multiforme labirinto delle espressioni etniche popolari dell’intero mondo, l’enorme apparato teorico e fenomenologico alla base delle prassi esecutive di tutte le epoche.

Il compositore si trova, così, in una situazione di sopraffazione da parte del materiale a disposizione, peraltro in continuo, vorticoso mutamento, tanto da non avere più una tradizione cui appellarsi, forme univoche per approfondire il proprio pensiero musicale, tradizioni ancora vitali attraverso le quali esprimere la cultura musicale della società a cui appartiene, sempre meno identitaria e identificabile.

L’attenuarsi di contorni ben delimitati e definiti indebolisce la funzione della scrittura musicale, non più in grado di fissare sulla carta le odierne possibilità di accostamenti stilistici, di recupero di prassi musicali, di innovazione nelle modalità di esecuzione, e, soprattutto, di utilizzo di forme e architetture non più in grado di cristallizzarsi in strutture stabili.

 

Ecco che si rende necessario, rispetto alla tradizione occidentale della musica scritta, progettata, calcolata, codificata, fare un passo indietro, tornare alla prassi meno vincolante dell’improvvisazione, per potere effettuare un balzo in avanti, alla ricerca di una nuova capacità di creare musica in un unico, istantaneo gesto creativo, insieme esecutivo e compositivo, per rappresentare e interpretare in modo meno mediato, più veritiero e pieno di senso le istanze musicali della società contemporanea.

Si tratta di un processo che rifiuta il semplice accostamento di grammatiche e stili diversi ed eterogenei, per giungere, attraverso un lungo percorso di selezione e distillazione delle culture e delle tradizioni musicali esistenti, all’estrazione di comportamenti, atteggiamenti e modalità di elaborazione più generali: dal genere, dalla prassi, dallo stile, dalla forma si individua un gesto, un pensiero, un algoritmo, una procedura da applicare istantaneamente, senza i filtri schematizzanti della scrittura, al fluire materico del suono, che diventa di nuovo la sorgente primigenia della musica.

Il musicista, compositore ed esecutore allo stesso tempo, è così in grado di generare un accadimento unico e particolare nell’istante e nel luogo ove si attua la performance, rendendo viva e reale la propria organizzazione musicale interiore, messa a punto con l’assimilazione, l’esercizio, l’ascolto interiore, utilizzando materia sonora sempre nuova.

L’evento musicale si materializza per poi svanire, acquisendo senso nel presente dall’espressione istantanea del musicista e dalla sua interazione con l’ascoltatore, con l’umile consapevolezza, paradossalmente rassicurante, nella incoerenza e nell’instabilità del mondo odierno, della non necessità di fissare una volta per tutte, del porre nero su bianco, dell’incidere su supporti sempre più leggeri e banalmente riproducibili, nella sola speranza che qualcosa possa restare in chi suona e in chi ascolta.

Pensieri Sonori 2020 - performance per live electronics  

Richieste tecniche per la performance

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  • 2 Tavoli stessa altezza 1,50 mt * 1 mt circa

  • 1 seggiolino regolabile

  • Numero 4 lampade da leggio (da fissare sui tavoli)

  • 1 asta microfonica da tavolo

  • Impianto voce di alta qualità (D & B Audioteknik, Meyersound o equivalente) formato da Mixer dotato di 10 ingressi e 6 uscite; monitor e casse di potenza adeguate al luogo (e relativi cavi per il cablaggio); il numero di casse può essere di 2, 4 o 6 per eventuale disposizione dello spazio sonoro in stereofonia (2 casse) quadrifonia (4 casse) esafonia (6 casse)

  • La disposizione della performance (qualora il luogo lo permettesse) può avere luogo al centro della sala, con il pubblico attorno

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La durata della performance è abbastanza flessibile e può variare dai 30 ai 60 minuti

COMPOSIZIONE 1 (2022) - performance per sintetizzatori, sequencer e drum-machine  

Composizione1Maurizio Alfonsi
00:00 / 19:36

COMPOSIZIONE 2 (2022) - performance per sintetizzatori, sequencer e drum-machine  

Composizione2Maurizio Alfonsi
00:00 / 16:50

o

I due lavori denominati Composizione 1 e Composizione 2 sono performance live, basati sull'improvvisazione e sulla sperimentazione sonora con l'utilizzo di sintetizzatori analogici e digitali, sequencer e drum machine (quest'ultima elaborata mediante algoritmi e software per modifiche temporali e timbriche degli eventi) 

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La durata delle singole performance può variare tra i 15 ed i 30 minuti

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